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Raffaella Bocchetti – La mia biologa nutrizionista

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Ti trovi qui: Home / Educazione alimentare / Carne di pollo? Un piatto salutare se sappiamo quello che mangia!

Carne di pollo? Un piatto salutare se sappiamo quello che mangia!

19 Novembre 2020 //  by Raffaella//  Lascia un commento

Se in una dieta non c’è il pollo non è una dieta. Parola di nutrizionista. E’ il nostro jolly, un alleato per dimagrire e per stare bene grazie alle sue caratteristiche nutrizionali. Ma attenzione dove lo acquistiamo!

Che sia una carne decisamente dietetica (se cucinato nel modo giusto) lo sanno tutti. Con le sue 110 Kcal per 100 gr l’apporto calorico è veramente limitato ma ha anche altre caratteristiche che lo rendono un alimento light ma al tempo stesso nutriente.

E’ ricchissimo di aminoacidi essenziali, cioè i mattoni delle proteine, per noi indispensabili all’ accrescimento, al mantenimento della massa muscolare e al funzionamento del nostro sistema immunitario. Per questo motivo, insieme al fatto che è una carne particolarmente digeribile, la rendono adatta durante lo svezzamento, per le persone anziane e per chi fa sport.

Spesso associamo le vitamine a frutta e verdura, ma in realtà anche la carne di pollo ne è ricca, in particolare quelle del gruppo B fondamentali per il buon funzionamento del fegato, reni, sistema nervoso e per il metabolismo dei grassi.

E’ ricca di ferro: questo è un aspetto troppo spesso trascurato perché abituati a pensare alla carne rossa come unica fonte di questo elemento. Sbagliato! La carne di pollo ne è ricca ed è facilmente assimilabile.

Il ferro non è l’unico sale minerale presente: troviamo una buona quantità di calcio, magnesio, fosforo e selenio utili a mantenerci in buona salute.

E come ciliegina sulla torta ha pochissimi grassi e per questo è particolarmente indicata a chi soffre di colesterolo e trigliceridi alti.

Ricordiamoci però che tutti queste caratteristiche nutrizionali ed i relativi effetti benefici sulla nostra salute dipendono dalla qualità della carne, quindi da come viene allevata. Insomma, quello che mangia l’animale lo ritroviamo poi nel nostro piatto.

Per scoprire il metodo di allevamento di una carne di pollo di qualità sono andata a trovare Giovanni Togni, dell’ Azienda agrituristica Antica Fattoria, a Santa Maria Nuova in provincia di Ancona.

Innanzitutto mi sfata un pensiero comune: già dal 2012 in Italia è stato vietato l’allevamento intensivo di questi animali. Quindi ad oggi dovrebbero essere tutti allevati a terra anche se vuol dire che stanno comunque in gabbie con dimensioni adeguate ma dentro capannoni e con luce artificiale.

Nell’ allevamento di Giovanni gli animali sono liberi di razzolare durante il giorno e vengono messi all’interno solo durante la notte e quando il tempo non lo permette.

Il fatto che questi animali siano liberi di muoversi influenza in maniera significativa la consistenza della carne. Se confrontiamo una carne della grande distribuzione con un animale che viene allevato in questo modo notiamo subito che la prima ha una consistenza tenera, quasi flaccida, con fibre muscolari poco dense ed ha un gusto quasi neutro. Il pollo libero di muoversi sviluppa una carne più dura, fibre muscolari toniche, maggiormente adese all’osso. Il motivo è proprio che muovendosi ha maggior massa muscolare e meno grassi.

Ma ad incidere sulla qualità della carne non è soltanto il tipo di allevamento ma anche quello che gli animali mangiano. Giovanni ha deciso di utilizzare solo mangime di origine vegetale, contenente mais, orzo, favino, piselli e grano tenero. Aggiunge il lievito di birra che, mi spiega, aiuta l’assorbimento dei nutrienti ed aumenta l’appetito. In sostanza utilizza un modo naturale per aumentare il peso degli animali che vengono macellati dopo almeno a 120 giorni.

Negli allevamenti intensivi raggiungono lo stesso peso dopo 30-40 giorni: questo mi fa riflettere molto su quello che mangiamo.

Quello che ritroviamo nel piatto è quindi una carne più ricca di proteine (perchè con maggior quantità di muscolo) e maggiormente ricca di sostanze naturali derivate dal mangime di origine vegetale e da quello che riescono a mangiare razzolando nel terreno (b-caroteni, Vit E e altri fitonutrienti).

Giovanni mi ricorda che, come il maiale, del pollo non si butta via niente: petto, ali, cosce si utilizzano per piatti più o meno leggeri ma tutto il resto si mette da parte per un brodo saporito e nutriente, come lo prepara lui: un “brodo a Km 0”.

A questo punto è doverosa una riflessione da nutrizionista ma soprattutto da consumatrice. Il pollo è un alimento che portiamo spesso nelle nostre tavole e lo diamo ai bambini perché lo associamo al concetto di salute. Proprio per questo motivo dobbiamo essere sicuri della sua qualità. Se lo compriamo nelle grande distribuzione possiamo solo guardare l’etichetta per essere certi che venga allevato in Italia, ma se ci rivolgiamo all’allevatore locale, come Giovanni, che ci mostra come viene allevato, cosa mangia e ci mette la faccia, sicuramente è una garanzia di ciò che alla fine mettiamo nel piatto. In fondo è questione di fiducia.

Categoria: Educazione alimentare, Star bene mangiando, La nutrizionista a Km 0

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