La giuggiola è uno di quei cibi che ho scoperto quando mi sono trasferita nelle Marche, ormai 21 anni fa. Prima le conoscevo solo per il detto “stare in brodo di giuggiole” e pensavo stesse ad indicare proprio un brodo, tipo quello di pollo. E invece ho scoperto dopo anni, con grande felicità e apprezzamento, che il brodo in realtà è un liquore, il Giuggiolone. Da nutrizionista, però, sono anche andata a scovare le sue proprietà nutrizionali e mi ha incuriosito scoprire che la giuggiola, oltre ad essere già storicamente conosciuta (la ritroviamo nell’Odissea) ed ampiamente utilizzata nella medicina cinese , è oggetto di numerose ricerche scientifiche che ne studiano gli effetti benefici sulla salute.
Se conoscete la giuggiola sapete che quando è acerba è di un bel colore verde, con un gusto simile alla mela, e poi via via che matura assume il colore marrone, diventando più dolce. A tarda maturazione la pelle comincia a raggrinzirsi e il gusto diventa quasi mielato. Quando la giuggiola è matura esprime il meglio delle sue proprietà come frutto, ed ancora di più quando la usiamo per fare infusi, tisane o il famoso liquore.
Una domanda sorge spontanea: visto che è così dolce sarà anche un frutto calorico? Direi proprio di no. Infatti ha 78 calorie in 100 gr di polpa, di cui la maggior parte è formata da acqua, ma troviamo anche proteine, pochissimi grassi, zuccheri e un buon quantitativo di fibre.
Vediamo però quali sono le sostanze che lo rendono un frutto così utilizzato dalla medicina.
Come molti frutti autunnali la giuggiola è ricchissima di vitamina C molto più di qualsiasi altro agrume. Facciamone un carico in questo periodo aspettando la stagione invernale perchè aiuta a difenderci dai mali di stagione, stimolando il nostro sistema immunitario.
La vitamina C, inoltre, è uno dei più potenti antiossidanti che la natura ci offre: agisce proteggendo le nostre cellule dallo stress ossidativo, quindi sostanzialmente le protegge dall’invecchiamento, supporta il nostro sistema nervoso, il collagene e favorisce l’assorbimento del Ferro che si trova negli alimenti.
Le giuggiole, a differenza di molti altri frutti, sono una fonte insospettabile di sali minerali: il potassio indicato per chi soffre di pressione alta e per chi soffre di calcoli e disturbi renali; il magnesio che svolge un ruolo importante in diverse reazioni metaboliche come le contrazioni muscolari, il corretto funzionamento del sistema nervoso e la regolazione dell’equilibrio idro-salino; il fosforo, un elemento fondamentale che insieme al calcio è coinvolto nella struttura e nel mantenimento in salute di denti, ossa e cellule; Vitamina B3 (Niacina): micro-elemento coinvolto nella salute digestiva e nella riduzione delle patologie cardiovascolari e dermatologiche.
La polpa delle giuggiole è ricca anche di acidi grassi insaturi come l’acido oleico, linoleico e palmitico. Cosa vuol dire? Sono antinfiammatori naturali. Forse per questo nella medicina cinese i suoi estratti vengono usati per curare malattie respiratorie e intestinali.
Numerosi studi scientifici hanno anche evidenziato che le giuggiole sono ricchissime di sostanze bioattive: flavonoidi, polifenoli, polisaccaridi e molti altri. Anche se i meccanismi e le relazioni tra il consumo di giuggiole e lo sviluppo del cancro sono ancora in fase di approfondimento, i risultati di diversi studi mostrano una relazione positiva tra i composti bioattivi presenti in questi frutti, la riduzione dell’attività dei radicali liberi e del rischio di insorgenza di cellule tumorali.
Riassumendo: l’estratto di giuggiola viene utilizzato nella medicina naturale per disturbi respiratori (asma, raffreddore, laringiti), nei problemi gastrointestinali (stitichezza, colite e patologie del fegato) così come nelle patologie cardiovascolari e urogenitali. A questo punto abbiamo una buona scusa per provare il famoso “brodo di giuggiole” o meglio il giuggiolone.
Un liquore che ha decisamente una storia importante visto che già Egizi e Fenici ne facevano uso come bevanda fermentata, inebriante di cui parla persino Omero nell’ Odissea.
Il realtà l’attuale nome “brodo di giuggiole” risale al Rinascimento quando la potente famiglia dei Gonzaga offriva ai suoi ospiti un delizioso liquore a base di giuggiole ideale per accompagnare le torte e i biscotti secchi.
Non siamo poeti come Omero e neanche nobili come i Gonzaga ma abbiamo anche noi il nostro Giuggiolone delle Marche grazie alla famiglia Buccolini. Da anni la loro azienda biologica (Si.Gi) si impegna nella coltivazione delle giuggiole, rispettando i cicli stagionali e la giusta maturazione del frutto per conservare il massimo del gusto e delle proprietà: il risultato è una bevanda dolce, di altissima qualità, con un gusto intenso come un elisir.