Che cos’è Mosciolando? Potrei dire una grande festa in onore del Mosciolo di Portonovo ma rischierei di essere decisamente riduttiva. Mosciolando è, fin dalla sua prima edizione, il risultato della passione, del lavoro, della sinergia tra persone che vogliono far conoscere questo prodotto d’eccellenza non solo in Italia ma in tutto il mondo. E’ cultura, tradizione, buon cibo e tanto altro.
Per conoscere e capire il mondo che ruota attorno a questo importante evento ho avuto l’onore di poter parlare con Franco Frezzotti, uno dei fiduciari storici della Condotta Slow Food di Ancona. Un incontro avvenuto grazie all’ attuale fiduciaria Angela Pezzuto e a Roberto Rubegni. Passato e presente che mi aiutano in questo viaggio. Attraverso ricordi, racconti e aneddoti ho potuto ripercorrere la storia del Mosciolo selvatico di Portonovo e di Mosciolando, fin dalla sua prima edizione.
Per poter parlare della kermes dobbiamo prima avere chiaro un concetto fondamentale: il Mosciolo di Portonovo è un Presidio Slow Food.
Cosa vuol dire? Definizione a parte, ascoltando Franco direi che è una promessa: il mosciolo è un prodotto del nostro territorio (nostro soltanto), e lo vogliamo proteggere, non solo come esistenza ma anche come tradizione, cultura e comunità che gli ruota attorno. E’ qualcosa che unisce le persone che sono nate in questo territorio, che vi abitano o che, come me, lo hanno conosciuto e non lo hanno più lasciato. Ma soprattutto unisce generazioni e generazioni di nonni, zii, padri, figli che ne ricordano la storia, la pesca e la cucina. E’ l’unico tipo di pesca organizzata di mitili che crescono in maniera selvatica, naturale. E deve essere protetta (sfortunatamente negli ultimi anni i pescatori che conoscono questo tipo di pesca cominciano ad essere pochi: ne rimangono solo 4).
Ma continuiamo questo viaggio nei ricordi.
Nel 2004 Franco, fiduciario da poco tempo della Condotta di Anona, la più grande nelle Marche, si impegna affinché il mosciolo diventi un Presidio Slow Food e da lì, con lavoro e fatica, comincia la mission di farlo conoscere prima in Italia e poi all’estero grazie a fotografi, foodblogger, giornalisti del nord Europa che si innamorano del mosciolo e della Baia di Portonovo.
Due anni dopo il Presidio, Franco e i suoi collaboratori si rendono conto che il mosciolo non dovrebbe essere solo il protagonista culinario di una cena tra amici ma dovrebbe essere al centro di una vera e propria manifestazione dove tutto converge: cultura, turismo, tradizioni, cibo e la comunità della Baia. Da qui nasce Mosciolando che si svolge nella terza settimana di giugno e dura 3 giorni. La scelta del periodo è ovviamente legata alla stagionalità del mosciolo e coincide con il momento migliore per gustarlo.
Da Franco a Roberto Rubegni che ne ha raccolto il testimone fino ad Angela, Mosciolando continua negli anni con sempre nuove attività.
Quest’anno, in via del tutto eccezionale, la manifestazione si apre con un Concerto all’ alba, sulla spiaggia. Un evento fortemente voluto da Angela perchè
Portonovo va vissuto in ogni momento della giornata ancora meglio se accompagnato dalla musica.
Fin dalla prima edizione, però, la manifestazione inizia con il Convegno dedicato al mare: scienziati, ricercatori, pescatori e cuochi, istituzioni ed università, associazioni e singoli si incontrano per parlare di come difendere e salvaguardare il nostro mare e tutti i suoi abitanti. Perché il Conero, monte e mare, è un ecosistema in cui tutti gli anelli della catena si intrecciano tra loro e sono uniti nella loro esistenza.
A seguire il venerdì c’è la consueta “Cena sotto le stelle” che fa da apripista ad una serie di eventi dedicati al gusto. In questa serata tutti i ristoranti della Baia propongono un menù unico (ma allo stesso tempo personalizzato) in cui il protagonista è il mosciolo: il ristorante Giacchetti, il Molo, Marcello, Emilia (a mare) e l’ Hotel Emilia.
Quest’anno ho avuto la fortuna di cenare all’ Hotel Ristorante Emilia, una delle location più suggestive: tramonto dietro il Monte Conero, vista a picco sul mare, circondati dal verde.
Il menù? Ovviamente un’esaltazione del re della Baia!
La classica zuppa di moscioli aromatizzata con acetosella, un trifoglio che cresce spontaneo e il cui sapore acidulo ben contrasta con la sapidità dei frutti di mare.
Un primo che mette insieme il mosciolo con un’altra prodotto figlio del Monte Conero: i paccasassi. Chitarrine ai paccasassi con battuto di moscioli al coltello. Un piatto molto tradizionale, ricetta di nonna Emilia.
Una rivisitazione del brodetto marchigiano, con una zuppa preparata con 14 pesci, ovviamente dell’Adriatico, abbinato a totani, capesante e moscioli.
Il tutto accompagnato da una Malvasia della Cantina Moroder.
Durante la “Cena sotto le stelle” viene anche conferito il “Mosciolino d’oro” un premio per chi si distingue nella valorizzazione della Baia.
Il giorno dopo le attività si susseguono velocemente!
Pescati e mangiati: una degustazione di moscioli a “cm 0”. Pescati, trasportati in barca e subito cucinati! Questo evento ripercorre un po’ la tradizione: una volta non c’erano ristoranti, chef e turisti. C’erano solo i pescatori (anzi i contadini) che arrivavano dalle campagne verso il mare per integrare la loro scarsa alimentazione. Li pescavano con gli strumenti che avevano, prima il forcone poi la moscioliniera e li cucinavano al momento sopra una lastra di ferro, al naturale.
Ma abbiamo detto che mosciolando è molto di più. Allora largo ai giovani con il Laboratorio del gusto, in cui appassionati di cucina o gli chef della Condotta sperimentano nuovi sapori ed accostamenti tra il mosciolo ad altre eccellenze culinarie del nostro territorio.
Molti altri eventi vi aspettano in questi 3 giorni, qualcuno punto fermo nel tempo e altri incantevoli novità: Moscioli a merenda, Cocktail end reading (quest’anno dedicato a Dante), Moscioli e whisky e ancora il consueto e tradizionale Palio delle Batane.
Come riassumere tutto questo?
Due parole: uomo e ambiente. L’uomo vive e si nutre di ciò che la natura gli permette di avere. Qualche volta forziamo le cose, non la rispettiamo e questo ci sta lentamente ritorcendo contro. Ma finché c’è qualcuno che crede che si possano cambiare le cose attraverso il dialogo, che si impegna a protegge la cultura e le tradizioni e ad insegnare ed educare le nuove generazioni una speranza c’è!
Grazie a Slow Food Ancona e Conero, a Roberto Rubegni, ad Angela Pizzuto e a Franco Frezzotti per avermi aiutata a conoscere questa realtà.